La recensione di Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint fa luce su quello che doveva essere il titolo, ma che ha il sapore di “già visto”
Recensire un gioco come Breakpoint, da fan della serie Ghost Recon ma sopratutto dei titoli nati dalla penna di Tom Clancy (sigh!) non è facile. Da un lato cerchi di rivivere quei momenti che hanno plasmato la serie e provare le novità di un nuovo capitolo: dall’altro ti scontri contro un “appiattimento” generale dei titoli sul mercato, e quel deja-vu già vissuto troppe volte negli ultimi mesi.
Dopo queste parole, molti di voi potrebbero già storcere il naso e abbandonare il sito, o viceversa, battere un 5 al redattore e prepararsi i popcorn per continuare a leggere la recensione.
Siete ancora qui? Allora possiamo cominciare!
Tutto comincia in una foresta oscura…
Non vogliamo svelarvi molto della trama. Vi diremo che dopo un’azione di salvataggio finita male, vi ritroverete soli in una foresta nell’isola di Aurora. Già nelle prime fasi appena preso il controllo del nostro personaggio (con la solita personalizzazione “castrata” dai preset mutuata da titoli come The Division), abbiamo un assaggio di quello che Breakpoint ci mostrerà per quasi la totalità della nostra avventura. Un mondo vasto, esplorabile, che nelle prime fasi mostra la sua caratteristica meno pubblicizzata ma ben visibile a tutti. Un’immensa mappa che dovremmo esplorare alla ricerca di casse, missioni secondarie e altri luoghi che ci permetteranno di accedere a nuova armi, vestiti e oggetti sin dall’inizio del gioco.
E mentre la nostra prima missione principale, quella che ci sbloccherà il resto dell’avventura, rimane lì ad attendere, ci perderemo alla ricerca di “loot crate”. Una continua ricerca alle migliori armi ed equipaggiamenti, un continuo “level up” a cui smetteremo di prenderne parte solo quando ci saremo stancati.
E sarà allora che capiremo che il gioco deve ancora iniziare. In un determinato momento, la storia andrà avanti, sbloccheremo nuovi obiettivi e finalmente anche tutta la parte multiplayer.
… ecco il senso di deja-vu!
Avremo un quartier generale, con altri giocatori impegnati nell’avventura, a cui dare una mano o con cui fare squadre per modalità e missioni in cooperativa. La sensazione di ritrovarsi dentro un The Division o The Division 2, solo con un’altra ambientazione, si fa sempre più forte dentro di noi. I nostri compagni di squadra “offline” del precedente capitolo (Wildlands) non ci saranno più. Saremo noi contro tutti nel gioco in singolo, o con tanti altri compagni di squadra “temporanei” nel gioco multiplayer.
Scavando a fondo…
Gli occhi si illuminano quando sullo schermo appare uno dei Ghost più forti, Cole Walker, impersonato da Jon Bernthal (The Punisher, The Walking Dead). Lo avevamo lasciato come personaggio secondario in Operation Oracle in Ghost Recon Wildlands. Ma qui lo troviamo in una veste che non ci saremmo mai aspettati. Ebbene… qui finisce la presentazione di questo fantastico personaggio. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa. Ma vi diciamo solo che, per gli appassionati delle serie sopra riportate, sarà un must attendere la sua comparsa su schermo.
Fine.
No, realmente. Dopo aver passato la prima parte del gioco, l’introduzione, aver girato in lungo e in largo per recuperare oggetti, armi da usare o vendere, fatto esperienza, ci ricorderemo che possiamo riprendere a seguire la trama principale. Ma ormai avremo capito cosa ci riserverà il titolo. Breakpoint è questo: una continua ricerca al nuovo livello, a nuove armi e ad essere i migliori Ghost (sia nel singolo che in multiplayer).
E non sarà neanche così difficile morire, visto (come abbiamo detto) un livello di difficoltà particolarmente alto, ma soprattutto la spiccata propensione agli assalti “one man vs the world” (e non sono così rari). Per fortuna, il respawn non è previsto, e una volta “pulita” un’area, potrete tornare in vita e recuperare il vostro equipaggiamento.
Potenziamento massimo!
Se da un lato la componente esplorativa è forse la caratteristica meglio riuscita, dobbiamo prendere in esame una delle peculiarità della serie Ghost Recon: lo stealth. In effetti, è la componente con la quale “socializzerete” fin da subito. Eppure, a parte in alcune zone del’isola e in poche altre aree con fabbricati, non ne sentirete la mancanza. Colpa di un gameplay più volto all’azione pura che al farsi “notare” il meno possibile, dove preferirete irrompere con una jeep contro le guardie piuttosto che colpirle nel buio (glitch e bug a parte).
Ad ogni livello, sbloccheremo dei punti che potremmo utilizzare nell’apposita sezione del menu di pausa per sbloccare abilità e caratteristiche: un interessante modo per spingerci a migliorare il più possibile e continuare a macinare livelli. E se ci avanza tempo, ci ricorderemo di continuare la missione principale.
Precisiamo. Il gioco non è brutto: la trama principale si lascia seguire, e l’azione non manca. Impegnativo anche il livello di difficoltà (man mano che prenderete confidenza con il personaggio e con il pad, sarete dei John Rambo perfetti!). Ma spesso la nostra voglia di migliorare, cercare, potenziare le armi e capire “cosa c’è in quel punto della mappa non evidenziato” vi allontanerà dai vostri obiettivi primari e secondari, perdendo svariate ore nella mappa. Fino a quando non penserete tra voi “ma dove mi ero fermato?”.
Un passo avanti nel buio, due indietro…
Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint è graficamente un buon titolo. Sicuramente superiore al predecessore Wildlands, soffre però di alti e bassi, soprattutto tra cutscene e gioco, ma anche tra ambientazioni ispirate e altre poco dettagliate/rifinite.
Ma dove Breakpoint dà il meglio (sarcasticamente parlando) sono i numerosi bug e glitch che incontrerete durante il gioco. Dal popup delle texture, alla mira dietro gli angoli che in alcuni casi ci fanno puntare sul muro alle nostre spalle. Il gioco presenta un festival di bug alcune volte divertenti, altre volte un pò meno (soprattutto nel multiplayer). In cooperativa online, potremmo non sentire i rumori dei mezzi nemici. O ancora vedere i nostri compagni seduti in un posto “invisibile” al di fuori della jeep (e quindi anche esposti al fuoco nemico come se fossero fuori da veicolo).
Senza contare che, nelle missioni in cui potremmo prender parte a determinati parti della storia per “aiutare” un altro giocatore, potremmo ritrovarci a scoprire parti della trama che ancora dobbiamo scoprire: uno spoiler autorizzato, insomma!
A completare il quadro, troviamo un menu poco intuitivo e lento (assolutamente ingiustificato), e un sistema di micro-transazioni. Caratteristica che può essere trascurata, ma che nelle fasi finali (e multiplayer) ci mette con le spalle al muro tra la scelta di continuare a cercare materiali o acquistarli dallo shop.
Ma sopratutto… che fine ha fatto la componente stealth di un gioco della serie Ghost Recon?