Stuzzicati nel vederlo gratis, abbiamo intrapreso il viaggio di Journey
In questi giorni PlayStation ha reso gratuiti Journey grazie alla campagna “Play at home“. Mi pare un ottimo momento per fare una breve recensione, che probabilmente sarà un po’ atipica e particolare come il gioco in questione.
Il nostro protagonista è una figura umanoide incappucciata. Inizialmente troveremo il nostro alter ego sperso nel deserto. Nel vuoto che gli si sconfina intorno vediamo all’orizzonte una montagna che sprigiona una forte luce dalla sua vetta. Immediatamente capiamo che la meta del nostro viaggio sarà quella, ma non pensate che sarà facile. Il nostro protagonista dovrà percorrere sentieri suggestivi, visitare paesaggi magnifici e stare attento ad alcune strane creature.
Sin da subito notiamo che il deserto, e successivamente tutte le zone visitate, vede la presenza di pezzi di stoffa che fluttuano in aria. Queste strisce di tessuto rosso permetteranno al protagonista di svolazzare per un breve periodo di tempo. Il titolo ci lascerà liberi di esplorare liberamente le diverse aree di gioco. Ciò sarà importante per trovare glifi e per liberare tutte le fettucce rosse oltre che per rimanere estasiati dal panorama.
Spese alcune parole per la trama, parliamo delle emozioni che il gioco ci trasmette e ci suscita. Diciamolo, Journy non è un gioco per tutti. Questo titolo è un’ “esperienza videoludica“. Questa terminologia vuol dire tutto e non vuol dire nulla allo stesso tempo, fondamentalmente non ha senso, però riesce paradossalmente ad incarnare perfettamente questo titolo ed altri esemplari cosi descritti.
In Journy, quasi a parafrasare il proverbio, non è importante la meta ma il viaggio. Un viaggio costellato da panorami indimenticabili, sensazioni uniche e creature fantastiche.
In questi titoli, fondamentale rilevanza ha la colonna sonora. Posso dire senza remore che Journey ha una delle colonne sonore più belle e coinvolgenti che io abbia mai sentito, soprattutto in un titolo che seppur ha goduto di una partnership forte, ossia Sony, proviene da un team indipendente, Thatgamecompany. I motivi sonori ci accompagnano per tutto il viaggio aiutandoci ad empatizzare con il protagonista. Tutti gli stati d’animo che il nostro protagonista proverà: tranquillità, paura, esaltazione, verrà manifestato tramite note musicali.
Infine vorrei spendere due parole per la grafica. Ho già detto più volte che le ambientazioni sono affascinanti, a dirla tutta alcune mi hanno fatto rimanere a bocca aperta, ma ciò non è dato solo dalla qualità grafica. Io ho provato il titolo su PlayStation 4 Pro e non sulla buon vecchia PS3 (console per cui era stato creato il titolo) e sicuramente uno stacco grafico ci deve esser stato ma la cosa che mi ha affascinato di più è l’architettura dei livelli.
Il deserto, oltre a mostrare delle dune fantastiche che si sfaldano al nostro cammino, presentano dei ruderi caratteristici e saggiamente realizzati e disposti nella mappa. Non voglio descrivere altri scenari semplicemente per non spezzarvi la magia quando li vedrete voi in prima persona. Anche la palette cromatica gioca un aspetto fondamentale alla resa grafica. Si passa dai toni caldi a quelli freddi, arrivando quasi ai colori neutri in modo naturale e mai esagerato.
Conclusioni
Journey, come detto, non è un gioco per tutti ma è comunque da consigliare a tutti. A volte è un bene spezzare la routine frenetica videoludica con titoli più introspettivi. La lunghezza potrebbe sembrare una nota dolente, ho finito il titolo in meno di un’ora e mezza, ma pensandoci bene non è cosi. Sicuramente se si fosse dilungato avrebbe rischiato di diventare ripetitivo e quindi noioso. Trovare difetti a questo titolo è molto difficile. L’unico difetto che mi viene in mente non è dato dal titolo in se ma dal costo del gioco. Probabilmente è un po’ eccessivo (circa 15,00 euro se non erro) per un gioco che dura cosi poco.